il barone Filangieri

Il barone Filangieri

in Arte e Cultura  ONDA del SUD

IMPRESSIONI

di Gabriella Sabato

E’ stato un autentico privilegio leggere recentemente “il Barone Filangieri” di Giuseppe Picciariello.

Ne ho tratto impressioni che ribadiscono la matrice storica del ricercatore di tradizioni artistico-religiose locali ed, in particolare, risorgimentali, impressioni che affascinano per la creatività fantastica ed umana dell’intreccio. Storia vera e fantastica generano un tessuto di eventi pubblici e privati che,  senza rinnegare la storia vera della caduta a tradimento del Regno dei Borbone, esalta il vissuto del protagonista: Valerio Filangieri, ultimo barone erede di una famiglia solida, vicina  e fedele al casato regnante.

Dal punto di vista stilistico, emerge un bell’andamento: grandi squarci su periodi e fatti di rilevanza storica e di coinvolgimento personale. Questa alternanza domina tutto il racconto, sin dall’inizio.

 

 

Tutti  i capitoli del romanzo, sia che s’incentrino su incontri amorosi, sia che siano permeati di astio, o del senso dell’avventura,  sono quadri a tutto tondo, in cui non ci si dimentica mai che stiamo leggendo una storia fantastica, pur ambientata ed ancorata nella storia più ampia di stati allo scontro, verso la metà dell’ottocento. Infatti, situazioni inaspettate, si alternano, tuttavia, ad eventi di colore locale napoletano: Allo stesso modo, il tragico e il comico si  intreccia con riferimenti a  famiglie nobili fino a  particolari di attacchi di carrozza. Non mancano momenti in cui il protagonista  non è sempre l’eroe vincente, ma il giovane beffeggiato ed usato dalla donna; nel contempo ce ne sono altri in cui è forte il sentimento del conquistatore delle Indie e del perfetto conoscitore dei costumi locali.

La valenza etica è, altresì, predominante nel racconto  e raggiunge la sua apoteosi alla fine, quando il barone, superiore in forze e ad abilità d’armi, si fa uccidere, pur di non cadere nella polvere della prevaricazione, del sopruso (si leggano le pagine 142 e 143). Mi preme sottolineare il cap. VIII, che illustra un quadro perfetto e dinamico – nelle azioni e nei moti degli animi -  degli ultimi mesi e della forzata  inevitabile resa. Continuazione armoniosa  ne è il capitolo IX, in cui Giuseppe Picciariello si mostra oltremodo conoscitore dei fatti e delle emozioni più vere, dei valori che alimentarono i migliori animi di quel tempo.

Scrittore preciso ed arguto, ben inserisce i fatti di guerra, la difesa  e l’attacco del brigantaggio, e li intreccia con le vicende del protagonista. L’atmosfera è sempre vivida ed insieme soffusa, fino all’ epilogo così tragico e glorioso, presago di destini futuri:  la tragicità che la volontà altrui – stati occupanti – o la leggerezza propria – governo borbonico – ha trasformato in storia tramandata, lagloriosità che la volontà nostra – nuovi briganti – e la consistenza delle cose – documenti di vita del periodo borbonico e di episodi di guerra – trasformerà in  storia rivisitata.

W la Verità.